La Tessitrice

Viaggio fra quelli che un tempo erano gli antichi mestieri praticati in questa zona, e che oggi con l'evoluzione della tecnologia stanno scomparendo o non sono più praticati.
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GLI ANTICHI MESTIERI NEL SALENTO

La Tessitrice

Sono ormai moltissimi decenni che questa attività nata per esigenze familiari, ebbe man mano sviluppo e notorietà.
In tutti i paesi della Provincia si svolgeva la tessitura con fibre coltivate nelle nostre campagne o con la lana delle pecore salentine.
Fino a circa 30 anni fa la tessitura a telaio era praticata in molte famiglie infatti molte di queste avevano nelle loro abitazioni "lu talaru".
Questo lavoro, basato sulla manualità e sulla creatività veniva effettuato prevalentemente da donne che, dopo aver svolto le faccende domestiche espletavano tale attività per migliorare la situazione economica familiare.
La donna, seduta dietro un telaio, funzionante con l'uso dei piedi e delle mani, trasformava i fili di fibra in tessuto.
Le tessitrici con il loro lavoro rinnovavano un rituale di passaggi e di intrecci, colpi ritmati che, visti dal di fuori, assomigliano ad una antica danza, forse di origine orientale vista anche l'influenza e la vicinanza, non solo geografica con la Grecia e con il Medio Oriente.
"Lu talaru" era di legno di ulivo ed era un attrezzo di origine antichissima, un po' complesso e di una certa grandezza; era costituito da quattro ritti, tenuti insieme da altrettanti raccordi trasversali.
Nella parte bassa, a pochi centimetri del suolo, si trovano due lunghi pedali collegati da corde e da regoli mobili uniti a loro volta a tanti fili provenienti da un asse.
Ogni pezzo di legno era collegato al resto dell'ingranaggio ed era indispensabile al buon funzionamento di tutto l'insieme. Nel telaio vi erano sistemati due rulli: uno era collocato davanti, vicino al pettine e serviva per avvolgere ciò che si tesseva, l'altro era nella parte posteriore a reggere i fili dell'ordito da lavorare.
La tessitrice aveva in mano una spola; la sua forma era simile ad una piroga e conteneva la fibra avvolta su un pezzo di canna e lasciava al suo passaggio il filo necessario per la realizzazione del tessuto.
Attraverso i pedali determinava l'apertura a "V" dei fili dell'ordito che prendevano tutto il telaio e allontanandosi tra loro e formando un vuoto permettevano alla spola di scorrere da destra a sinistra e lasciare il filo che si inseriva ortogonalmente fra gli altri fili a "V".
Seguivano ancora un colpo di pettine, uno di pedale e la trama prendeva consistenza dando origine al tessuto con uno sviluppo lento ma costante. Grazie alla costanza e alla bravura si realizzavano tappeti, arazzi di varie grandezze e con colori diversi.

 
 
 
 

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