MENHIR NEL
SALENTO
I menhir sono blocchi di pietra grezza di sezione rettangolare
(più rari quelli a sezione quadrata), alti da 1, 5 a
5-6 metri e infissi nel terreno per circa 1 metro. Alcuni storici
fanno risalire l’origine dei menhir all’Età del
Ferro, altri invece ad un’epoca più recente. Diffusosi
tra III e II millennio avanti Cristo nell’Europa del
Nord (Francia e isole britanniche), il menhir sembra sia stato
utilizzato nel Salento in epoca romana come arcaico segnale
stradale, visto che si trova spesso in corrispondenza di quelli
che erano gli incroci e i più importanti tracciati viari
del tempo.
Indubbia rimane in ogni caso la loro fortissima
valenza religiosa e culturale, tanto che il Cristianesimo ha
sovrapposto i propri simboli rituali a queste testimonianze
di culti pagani; è possibile infatti trovare tracce
di croci che sono state incise sulle facce questi megaliti.
I menhir salentini sono molto numerosi e sparsi sul territorio,
quindi se ne possono individuare un discreto numero semplicemente
facendo una passeggiata per le vie di campagna o aguzzando
lo sguardo ai bordi delle strade.
Una leggenda vuole che sotto
i menhir siano custoditi favolosi tesori per impossessarsi
dei quali è indispensabile seguire questo rituale: a
mezzanotte due persone devono appoggiarsi con le spalle alle
pareti del monolite il quale, sollevandosi da terra, schiaccerebbe
uno dei due, quello con l’animo meno puro; al sopravvissuto
spetterebbe poi la lauta ricompensa.
Questo ed altri racconti
testimoniano della fortissima valenza simbolica che i menhir
hanno avuto per l’uomo. Nel Salento sono numerosi i Menhir
ritrovati, anche se in parte distrutti. Fra questi spicca il
menhir di "S. Totaro" a Martano che sembrerebbe il menhir
più alto
fra quelli esistenti in Italia e che si trova in pieno centro
abitato. Il nome sembra che derivi da una "corruzione" dal
santo orientale S.Sotéro.
SCRITTO DA EMANUELE PASCA |